Open ospita Pompei Impronte di Vita.
Le opere di Andrea Cagnetti, in arte Akelo, orafo, designer e scultore italiano, noto a livello internazionale dal percorso creativo estremamente articolato.
POMPEI, IMPRONTE DI VITA
“Sono morti da diciotto secoli, ma sono creature umane che si vedono nella loro agonia. Lì non è arte, non è imitazione; ma sono le loro ossa, le reliquie della loro carne e de’ loro panni mescolati col gesso: è il dolore della morte che riacquista corpo e figura...”. Queste le parole dello scrittore Luigi Settembrini in Lettera ai pompeiani al ritorno da Pompei, dove aveva visto i primi calchi in gesso dei corpi ritrovati sotto la coltre di lava, lapilli e pomici, provenienti dall’eruzione del Vesuvio, che nel 79 d.C. sommerse la città, distruggendola completamente, insieme a Ercolano, in due giorni.
Uomini, donne e bambini tornano dal passato come ombre che all’improvviso riacquistano uno spessore tridimensionale.
Proprio a questi calchi a cui si è ispirato Akelo, riproducendone alcuni che, a loro volta, hanno generato le sculture qui esposte. Narrano del dolore infinito di uomini e donne senza via di scampo, che si aggrappano inutilmente all’ultimo palpito di vita.
Lavorate a mano con residui industriali di materiale ferroso, ruvido e forte - frutto di un’accorta operazione di upcycling, e dunque già di per sé rispettoso del senso del limite -, scabre e volutamente incompiute, le opere appaiono libere dal giogo della massa. E si sviluppano in dinamici e aerei volumi compenetrati dalla luce, in dialettica e osmotica relazione con lo spazio che le contiene.