Sicurezza, organizzazione, fantasia Se risplende la filiera degli orefici 

Un co-working che punta sulla personalità individuale («più siamo, più belli sembriamo», è il detto napoletano). Un progetto in costante evoluzione dedicato al gioiello (nel 2016 ha compiuto 20 anni). Oggi il Tarì, centro orafo di Marcianise (Caserta), è il fiore all'occhiello dell'oreficeria e della gioielleria in Italia e in Europa. Le aziende che lo popolano sono 400 (30% di produzione, 30% di servizi, 40% di distribuzione), conta 3.500 presenze quotidiane (7.000 durante le fiere di settore), per un totale di 400.000 operatori l'anno. Il Tarì accoglie una solida filiera, che va dai più piccoli artigiani alle più complesse realtà imprenditoriali. Insomma, un modello organizzativo più volte replicato sul territorio italiano e all'estero. Ma qual è il segreto del successo? «Recuperare la filosofia dei vecchi distretti produttivi adattandola alle nuove esigenze dell'economia e ai ritmi sempre più frenetici della globalizzazione», racconta Vincenzo Giannotti, presidente dal settembre 2015. «Inoltre, la sicurezza della location, la solidità organizzativa, l'accoglienza, i servizi e le competenze specialistiche nell'ambito del design e della formazione». E poi gli spazi: «Si estende su 135.000 metri quadrati aggiunge per un totale di oltre 40.000 metri quadrati dedicati permanentemente alle attività di produzione e di distribuzione dei soci, a cui si aggiungono i 9.500 metri quadrati dei padiglioni fieristici. La realizzazione di due nuovi spazi espositivi ha dato modo di sviluppare le proprie attività attraverso l'organizzazione di eventi di settore di grande qualità e di alto profilo ». Il fatturato annuo del Tarì si attesta su 850 milioni di euro e il 30% del prodotto delle aziende è destinato all'export. Su quali Paesi puntate? «Russia, Cina, India e Stati Uniti» , risponde Giannotti. «Il mercato indiano è tutto da scoprire ed è una piazza molto interessante, quello russo si sta riaprendo ora dopo un periodo di chiusura, mentre, con quello cinese abbiamo iniziato diversi rapporti. In Cina esistono diversi top spender sempre più attrattati dall'artigian a l i t à i t a l i a n a . St i amo firmando un accordo con il governo cinese per dare vita a un distretto free zone sul modello di quello di Marcianise. Potrebbe sorgere nella provincia di Guangzhou, noi dovremmo fare da consulenti ma avere anche un ruolo di supporto tecnico. A rimandare il progetto, però, la presenza di lobby locali e di leggi spesso restrittive. Un esempio? La Cina non consente di importare il corallo. Negli Usa, invece, il Tarì è molto apprezzato e sta puntando sull'accordo con grandi catene di distribuzione». E in Europa? «Il mercato del «pronto» (equivalente in gioielleria del «pronto moda », con uscite ininterrotte e riassorbimenti rapidissimi) va tantissimo nell'Est del continente e la Spagna e Germania sono tra i Paesi di riferimento per il nostro centro orafo sempre più all'avanguardia».

 

La scuola

La Tads, Tarì Design School, aperta dal 1991, è la scuola di formazione del Centro Orafo Tarì. Un laboratorio creativo in cui si dà vita a progetti innovativi e rispettosi della tradizione italiana. Diverse le partecipazioni ad eventi internazionali, come Expo 2015 o le Fiere di Tokyo, Hong Kong e Dubai, che hanno contribuito a far crescere il numero degli studenti stranieri (25 soltanto dal Sud Africa)