Il futuro gioiello “made in Campania” nascerà sul territorio. Sarà sostenibile e identificativo delle manifatture e delle peculiarità della regione. Ci lavoreranno le aziende del Distretto orafo, costituito un anno fa, insieme all’Università Vanvitelli. E, soprattutto, offrirà ai giovani che hanno scelto o sceglieranno questa strada l’opportunità di un importante salto di qualità: restare a Napoli o in Campania per diventare non solo le nuove leve della tradizione orafa, come in parte sta già avvenendo attraverso le scuole di formazione esistenti, ma anche esperti a tutto tondo di design e progettazione di gioielli rappresentativi dell’identità campana. Una dimensione, quest’ultima, che vuol dire occupazione di qualità, possibilità di avviare imprese, competenza al massimo livello, concorrenzialità sul mercato nazionale e internazionale. 
 

Un cambio di paradigma a tutti gli effetti che sul piano operativo si condensa nel progetto di un innovation hub espressamente previsto dall’accordo di collaborazione siglato pochi mesi or sono dal Rettore della Vanvitelli, Gianfranco Nicoletti, e dal Presidente del Distretto orafo campano Vincenzo Giannotti. Sarà l’Officina Vanvitelli, l’infrastruttura di ricerca dell’ateneo per l’innovazione per il Made in Italy (la sua missione è fare incontrare, in un ecosistema articolato, territori, capitale umano e ricerca, in un processo partecipato di co-produzione) il punto di riferimento del progetto.

Nel senso che affiancherà il Distretto nella individuazione di metodologie, materiali, tecnologie e soluzioni di design per definire l’Innovation hub e, appunto, nuove linee di gioielli rappresentative del territorio attraverso studi di settore ed analisi ad hoc, trend di prodotto, e la pubblicazione di moodboard annuali (testi, immagini e materiali) di ispirazione per collezioni di gioielli fondate su identità territoriale e sostenibilità.

I saperi della ricerca e le imprese ancora una volta in sinergia tra di loro, dunque, grazie all’intuito dell’assessore regionale alle attività produttive Antonio Marchiello e alla disponibilità delle grandi firme dell’oreficeria campana, dal Tarì di Marcianise al Borgo Orefici di Napoli, da Oromare al Polo del corallo e del cammeo di Torre del Greco, i quattro co-fondatori del Distretto. I numeri sono dalla loro: 2588 aziende, 5100 addetti (dati Istat 2023), 1559 negozi di gioielleria, 2951 addetti, export 2024 a quota 39 milioni con una crescita media annuale del 7,3% (dati di Federorafi 2024). Ma sono i giovani il vero valore aggiunto del comparto. Intanto perché, come dice il presidente Giannotti, “attraverso le nostre Scuole di formazione e l’Università sono chiamati a portare una visione fortemente innovativa nell’industria del gioiello campano”. E Scuole come quella del Tarì (190 studenti formati solo nel 2024, con corsi per orafi gioiellieri, incastonatori, orologiai, gemmologi e un incremento del 10% di iscrizioni all’anno 2025-26, il 52% donne, il 95% di placement e 30 startup fondate finora da ex allievi) o dell’Istituto Degni di Torre del Greco (55 iscritti ogni anno) o ancora La Bulla di Borgo Orefici, sono una testimonianza seria di questo impegno. Ma il futuro gioiello “made in Campania” chiede di più: “Lavorare sul tema dell’identità del nostro territorio rappresenta una sfida appassionante – insiste Giannotti che è anche presidente del Centro Orafo Tarì -. Significa valorizzare le nostre eccellenze produttive attraverso una leva molto potente, quella dell’eccezionale patrimonio culturale della Campania. Grazie a Officina Vanvitelli apriremo un ampio confronto tra esperienze, professionalità e talenti giovani, per mettere a fuoco i tratti distintivi del Gioiello campano e le leve su cui puntare per la sua valorizzazione”.

 

È una strada obbligata, peraltro, almeno in gran parte perché “l’industria orafa italiana – prosegue Giannotti – richiede professionalità sempre più complete, che sappiano unire competenze tradizionali ad applicazioni di tecnologie e metodi di analisi più contemporanei e sostenibili”. Non a caso, tra gli obiettivi prioritari del Distretto c’è il rafforzamento non solo dell’export verso nuovi mercati (Vicenza e Arezzo, i due distretti storici del settore, fanno numeri più significativi) ma anche la diffusione, insieme al prodotto, della cultura e della storia di una tradizione secolare, da Pompei (e anche prima) ai giorni nostri. Del resto, sui valori identitari del gioiello campano punta anche il percorso del riconoscimento IGP recentemente intrapreso dal Consorzio del Corallo e del Cammeo di Torre del Greco.

Il senso di questa sfida sarà illustrato giovedì prossimo, 25 settembre, nella sede di Officina Vanvitelli da Nicoletti, Giannotti e Marchiello e dalla Direttrice del Dipartimento di Architettura e Design Industriale dell’Università Vanvitelli Ornella Zerlenga. Sarà una giornata di workshop, introdotta dalla Coordinatrice del Dottorato nazionale in Design per il Made in Italy, Alessandra Cirafici, dalla Direttrice dell’assessorato regionale alle attività produttive Daniela Michelino e da Daniela Piscitelli, e finalizzata ai temi dell’identità di brand e corporate image, della creatività e dei modelli innovativi di Hub di ricerca e innovazione applicabili al Distretto. Il futuro del gioiello Made in Campania, insomma, è iniziato.