La tradizione valenzana nel campo dell'oreficeria ha avuto inizio con l'orafo Francesco Caramora, il quale, nel 1817 si trasferì a Valenza, un tranquillo borgo agricolo. Nel 1826 acquistò una casa, denominata la cascina dell'orefice e, come nelle più belle favole aziendali del 700 e 800, lì avviò l'attività con due apprendisti, sviluppando un processo che ha trasformato Valenza nella città dell'oro, a livello mondiale. Proprio da quella cascina Bulgari è partita per edificare la più grande manifattura di oreficeria e gioielleria del pianeta. Infatti, la bottega di Caramora, a metà degli anni '50 fu abbandonata, ma la Casa romana, acquisendo i terreni circostanti, decise di partire proprio da quel rudere, restaurandolo ed estendendolo con una struttura a vetrata, ideale link fra la tradizione valenzana e gli edifici moderni e dalla straordinaria avanguardia, il cui primo blocco è stato avviato nel gennaio del 2017. La fusione fra tradizione e innovazione è, infatti, il marchio identificativo dell'approccio orafo-gioielliero di Bulgari ed è presente in ogni centimetro dei 33.000 metri quadri raggiunti con l'inaugurazione del secondo blocco produttivo e del ponte di collegamento con il primo, avvenuta il 16 aprile. In otto anni e mezzo, la manifattura valenzana di Bulgari ha aggiunto 19.000 metri quadri ai 14.000 esistenti, passando dagli iniziali 370 addetti ai 1.100 attuali, con un piano di ulteriore espansione occupazionale previsto in modo tale da arrivare a 1.600 dipendenti e raddoppiare la capacità produttiva nel 2029. Osserva il CEO, Jean-Christophe Babin: «La manifattura Bulgari di Valenza, incarna la visione olistica della Maison per i suoi siti produttivi, combinando responsabilità ambientale, trasmissione di know-how e benessere dei dipendenti, in un contesto di totale verticalizzazione del processo produttivo». In tal senso, nei suddetti siti produttivi operano artigiani e manager provenienti da 31 nazionalità. L'ampliamento della struttura è stato guidato dalla stella cometa della formazione, poiché, accanto alla già consolidata Bulgari Jewelry Academy, un programma specializzato dedicato ai neo-assunti della Maison, ha visto la luce, nei 1.000 metri quadri sottostanti il ponte di collegamento tra i due edifici produttivi, la Scuola Bulgari, aperta al pubblico e gestita in collaborazione con il Tarì Design School, i cui corsi di oreficeria ed incastonatura al microscopio, della durata di un anno, inizieranno il prossimo settembre. Sottolinea il direttore della Manifattura Bulgari, Nicolò Rapone: «La Scuola è accreditata a livello ministeriale e concepita per trasmettere le iniziali competenze in tema di oreficeria ed incastonatura, partendo da zero. È un investimento per trasmettere il savoir-faire necessario per la realizzazione di un gioiello nel rispetto della più pura tradizione del nostro paese». E aggiunge: «Il riassetto organizzativo-procedurale, nel segno dell'innovazione, è stato eccezionale e, ora, nella produzione di semilavorati, ad esempio, alle tecniche della fusione a cera persa e a quella con stampanti 3D, possiamo contare sull'apporto di modernissime macchine CNC». Ça va sans dire, la nuova manifattura è stata progettata secondo un approccio integralmente sostenibile, grazie a fonti di energia rinnovabile: un impianto geotermico e oltre 4.100 pannelli solari garantiscono un'impronta ambientale quasi nulla in termini di emissioni di carbonio. Il nuovo edificio copre fino al 50% del proprio fabbisogno energetico direttamente in loco, mentre la quota restante è soddisfatta attraverso fonti 100% rinnovabili.

Infine, Bulgari è il primo gioielliere a realizzare il 100% delle sue creazioni utilizzando solo oro proveniente da fonti totalmente certificate. La manifattura Bulgari di Valenza, in sintesi, è un ecosistema unico dell'eccellenza del Made in Italy.