Oreficeria. Il polo campano celebra i 20 anni con eventi e mostre

I gioielli del Tarì crescono all' estero

Più imprese con brand propri, in quattro giorni 18.700 visitatori
 
MARCIANISE (caserta) A venti anni dalla inaugurazione, il Tarì ripensa alla propria storia e a quella del settore orafo. E rilancia con un evento culturale, la mostra del Tesoro di San Gennaro (il più ricco al mondo, superiore persino a quella della Regina d' Inghilterra) e con una fiera di gioielleria, Mondo Prezioso: due eventi che in quattro giorni hanno attratto 18.700 persone.
Nel polo orafo casertano si parla di segni chiari di una ripresa del mercato interno, per il numero di espositori che hanno aderito e per il numero di clienti (B2B) che sono accorsi. «L' edizione di Mondo Prezioso sancisce la tanto attesa ripresa del mercato italiano - dichiara il presidente del Tarì, Vincenzo Giannotti -. La sensazionale risposta in termini di adesioni e commerciali riscontrata ha superato ogni aspettativa attestandosi su una partecipazione di operatori analoga solo alle migliori stagioni di otto o nove anni fa». E aggiunge: «Ospitare il Tesoro di San Gennaro era il modo migliore per celebrare l' origine della tradizione orafa napoletana».
Era il 1996 quando un gruppo di 180 imprese orafe del centro di Napoli lasciava lo storico Borgo Orefici per spostare produzione e rete di vendita all' ingrosso nell' area industriale di Marcianise.
Per farlo aveva costruito un avveniristico e lussuoso centro di produzione e vendita, dotato di tecnologie avanzate e sofisticati sistemi di sicurezza. Gianni Carità, fondatore e presidente dei primi 15 anni, simbolo della cittadella di Marcianise, il 1° luglio 96 , tagliava il nastro.
I numeri del cambiamento restituiscono una fotografia della cittadella dell' oro che non ha perso valore e prestigio nonostante la crisi, ma è molto cambiata. Dai 180 soci iniziali si è arrivati agli attuali 216 , a cui si aggiungono altre 110 aziende affittuarie per un totale di 326. Le aziende presenti, insomma, sono quasi raddoppiate: segno che si prediligono spazi più piccoli e, allo stesso tempo, più soggetti riconoscono il vantaggio di entrare a far parte di un distretto che condivide politiche di sviluppo e servizi (tra l' altro una scuola di formazione e un centro di design). È lo spaccato delle aziende interne che è molto cambiato. Radicalmente modificata, ad esempio, anzi quasi scomparsa la figura del grossista di oreficeria: oggi le aziende del Tarì hanno affermato propri brand con prodotti esclusivi, design proprio e distribuzione mirata. E si è rafforzata-spiega l' ufficio studi del Tarì - la presenza di artigiani di grande qualità.
«Negli anni della crisi -raccontano a Caserta - l' offerta si è specializzata o nella gioielleria di segmento alto o nel gioiello fashion di tendenza e dal prezzo contenuto.
Una scelta maturata dopo un' attenta analisi del mercato e che si è rivelata molto utile». Ma c' è un' altra rivoluzione che, parallelamente a quanto avveniva nel resto dell' Italia nei lunghi anni della crisi, ha contrassegnato il ventennio del Tarì: le aziende del centro orafo che all' inizio degli anni 90 non esportavano, oggi sono sempre più orientate ai mercati esteri, con un export medio del 35% percentuale che supera l' 80% per le aziende del segmento più alto.
È cresciuta molto la partecipazione alle fiere internazionali. Le più seguite sono Hong Kong e Las Vegas. Basilea per l' alta gamma.
Resta solida Vicenza, che sempre più si orienta sul mercato internazionale, alla quale partecipano oltre 50 aziende del Tarì. Importante anche il contributo dell' Ice, che supporta diverse fiere internazionali e organizza workshop aperti ai mercati europei, tra pochi giorni a esempio in Croazia e Spagna (Piano export sud). Da ieri una decina di aziende del Tarìparteciperà alla fiera di Miami. Non sono da meno le fiere del Tarì: attività inizialmente non contemplata nemmeno, e sviluppatasi dal nulla nel corso degli anni.