San Gennaro, tesoro in trasferta inviti top secret: Tarì blindato


L' inaugurazione è in programma domani a mezzogiorno con un convegno sul tema «Il Tesoro di san Gennaro: le gemme e la storia». Quindi, il simbolico taglio del nastro su una esposizione mozzafiato destinata certamente a far sgranare gli occhi anche ai più grandi buyers di gioielli d' Europa invitati al Tarì di Marcianise in occasione del ventennale. Non capita tutti i giorni di trovarsi dinanzi a una mitra come quella di San Gennaro che tradotta in cifre vuol dire 3692 pietre preziose tra diamanti, smeraldi e rubini. Senza nulla togliere alla collana del santo, in assoluto il gioiello più prezioso al mondo, anche meglio dei girocollo della regina Elisabetta, creato nel 1679 da Michele Dato che per aumentare l' effetto sorpresa mise insieme tredici grosse maglie in oro massiccio da cui lasciò pendere croci tempestate di zaffiri e smeraldi. Sarà dunque un bel vedere quello riservato ai selezionatissimi ospiti del Tarì, tra cui l' attore Alessandro Preziosi, che con questo grande evento si appresta a celebrare i suoi primi venti anni di attività. Tira un sospiro di sollievo, Paolo Iorio, direttore del Museo di San Gennaro e creatore dell' allestimento che fino al 10 ottobre lascerà in mostra al Tarì i pezzi più importanti del tesoro: «Adesso che i gioielli sono lì mi sento più tranquillo - commenta Iorio - è chiaro che tutto è stato organizzato nella massima sicurezza, e difficilmente sarebbe potuto accadere qualcosa, ma oggi vi confesso che sono ancora più sereno». Imponente il sistema di sorveglianza messo in atto per garantire il trasporto dei preziosi: elicotteri e scorte armate, controlli incrociati e agenti in borghese lungo tutto il percorso. Una operazione che ha richiesto una lunga organizzazione, non solo dal punto di vista del trasporto ma anche dell' allestimento. L' obiettivo infatti era uno solo: offrire a tutti gli operatori del settore orafo invitati al Tarì, ovvero i più quotati d' Europa, la possibilità di apprezzare nel migliore dei modi la meraviglia del tesoro di San Gennaro: «Credo di esserci riuscito - commenta con soddisfazione Paolo Iorio - abbiamo valorizzato nel giusto modo tutti i pezzi da esporre». Ma c' è dell' altro: i gioielli in trasferta daranno la possibilità di ristrutturare alcune aree del museo che - come spiega meglio Iorio - andavano assolutamente rinnovate. Da qui la necessità di sistemare temporaneamente altrove almeno i gioielli più importanti della collezione. Niente di meglio, dunque, dei festeggiamenti organizzati in occasione dei venti anni del centro orafo di Marcianise già bene attrezzato anche e soprattutto dal punto di vista della sicurezza. E per consentire agli operai una maggiore libertà di movimento all' interno del museo sono stati trasferiti al Tarì anche una decina di capolavori che fanno la storia dell' argenteria napoletana. Eccoli: il San Raffaele di Giuseppe Sammartino, lo stesso artista che ha realizzato il Cristo velato e Santa Irene che la tradizione vuole sia la protettrice della città di Napoli dai fulmini. E ancora il calice in oro zecchino offerto da Papa Pio IX nel 1849 per ringraziare i napoletani dopo essere stato ospitato in asilo a causa dei moti mazziniani di Roma; la pisside in oro, corallo e malachite, realizzata dalla famiglia torrese degli Ascione e donata da Umberto di Savoia nel 1931 in occasione del suo trasferimento a Napoli dopo le nozze con Maria José principessa del Belgio, e il piatto realizzato da Biagio Guariniello, definito il manifesto del barocco napoletano. Infine, in mostra a Marcianise anche la bellissima statua di San Michele Arcangelo, realizzata nel 1691 su disegno dello scultore Lorenzo Vaccaro e tradotta in argento da Giovan Domenico Vinaccia: fu commissionata dalla Confraternita dei Settantadue Sacerdoti della parrocchia di San Gennaro all' Olmo per attuare un voto fatto in occasione del terremoto del 1688. «Insomma - commenta Iorio - non solo abbiamo portato il meglio al Tarì per la gioia dei visitatori ma riusciremo anche a rinnovare il museo in meno di una settimana. No, non potevamo più farne a meno, i lavori erano diventati indispensabili. Sono anni che non chiudiamo neanche un giorno e le opere avevano bisogno di una ricollocazione». A cominciare proprio dalla collana. Già perché se la regina Elisabetta può ostentare il diamante più grande della terra, il santo patrono della città può vantare la collana più sfarzosa del mondo invidiata dai reali di ogni monarchia. La collana, poi, in seguito alla risistemazione sarà custidita in una stanza singola esattamente come la mitra

Maria Chiara Aulisio

Il Mattino