Quando nasce il suo legame con Il Tarì?

Faccio parte del Consiglio d’Amministrazione dalla sua fondazione risalente a venti anni fa, inizialmente come vicepresidente. Da due anni sono il presidente del centro, e la cosa mi rende orgoglioso.

Perché nasce l’idea di dar vita a questo centro?

Il progetto nasce inizialmente per rispondere alle esigenze delle nostre aziende di limitare i problemi tipici di una città grande come Napoli, in particolare il traffico e la mancanza di sicurezza. Ci siamo detti, perché non creare qualcosa di nostro sommando le sinergie? Venti anni fa eravamo già proiettati al futuro, un futuro di collaborazione con i nostri vicini visti come colleghi e non più come nemici. Lavorare insieme crea molte opportunità, e noi come Tarì lo abbiamo ampiamente dimostrato durante questo lungo e consolidato percorso.

Attualmente avete in calendario tre ferie all’anno. Quando avete dato il via a questi eventi?

Esattamente diciotto anni fa. Nel 2008 abbiamo inaugurato i due padiglioni centrali, Rubino e Smeraldo, per ampliare l’offerta attraverso la partecipazione di espositori esterni che non sono presenti nel centro in modo permanente.  A tal proposito, ci tengo a rimarcare che Il Tarì non è solo una fiera, ma un centro aperto 365 giorni l’anno per i nostri clienti.

Quante sono le aziende insediate al Tarì?

All’inizio abbiamo cominciato con 250 aziende, oggi siamo diventati circa 375, tutte legate al mondo della gioielleria, dal sistema industriale all’artigianato.

All’inizio ha parlato dei vantaggi che derivano dall’unione delle sinergie. Che influenza ha questo aspetto nelle relazioni con i mercati esteri?

Il Tarì è una piattaforma imprenditoriale che intende aprirsi agli altri mercati come punto di riferimento per l’incontro con i dettaglianti.  Le ricordo che, fatta eccezione per il Parque Joyero di Cordoba, nato dopo il Tarì, non esistono realtà simili nel mondo.

La partecipazione all’inaugurazione di Mondo Prezioso di Lorenzo Cagnoni e Corrado Facco, rispettivamente presidente e direttore generale dell’Italian Exhibition Group (IEG), è sicuramente un segnale di appoggio ufficiale. Qual è la relazione che intercorre tra II Tarì e l’IEG?

In questo momento di aggregazione fieristica sotto un’unica gestione, rappresentata dall’IEG, abbiamo intrapreso un buon dialogo con loro per la condivisione delle attività e lo sviluppo di future collaborazioni.

Come guarda al futuro del Tarì?

Continueremo a condividere con i nostri soci nuove idee ed opportunità, come l’avvio di piccoli momenti di aggregazione anche al di fuori del centro, come verificatosi già in Sicilia, all’ultima edizione di Trinacria Oro.

Per il futuro, Il Tarì si propone di lavorare insieme alle proprie Aziende sui temi dell’innovazione, dell’utilizzo delle nuove tecnologie, dell’approccio al mondo digitale, camminando di pari passo con la globalizzazione.

E per quanto riguarda la formazione?

La nostra scuola, Tarì Design School, è nata prima ancora del Tarì, ventisei anni fa.

Oggi al suo interno vengono formati non solo i figli dei nostri soci, ma anche quelli dei clienti, offrendo corsi ai dettaglianti e collaborando con le associazioni rappresentative del settore come Federorafi. I nostri studenti svolgono anche tirocini in alcune delle aziende più importanti del lusso, della gioielleria e della moda, ricevendo una formazione di qualità altissima, e lavorando per imprese come Bvlgari.

Ogni anno formiamo 150 giovani, anche provenienti da altri paesi.

In questo momento di rinascita per il mercato, qual è il messaggio che intende trasmettere al mercato spagnolo?

A questo mercato così valido, che ha sofferto tanto come noi, voglio lasciare un messaggio ottimista e caloroso, affinché possiamo riemergere uniti e ristabilire l’ottimo interscambio commerciale tra i due paesi.